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Archivio di Stato di Modena

Giulio Romano (Giulio Pippi de’ Jannuzzi, 1499-1546), Sala di Amore e Psiche, dipinto murale, 1525-1535 ca
Mantova, Palazzo Te, particolare di banchetto nuziale

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Gli apparati da credenza: i preziosi arredi da tavola della duchessa di Ferrara

Il nuovo appuntamento di questa settimana è dedicato alle stoviglie e ai preziosi apparati da credenza che facevano parte del corredo della duchessa di Ferrara, di cui troviamo notizia nel volume: “I Tesori di Lucrezia Borgia d’Este. Gli inventari del guardaroba (1502-1504) e delle gioie (1516-1519) nel fondo “Archivio Segreto Estense” dell’Archivio di Stato di Modena", edizione critica a cura di Diane Ghirardo con la collaborazione di Lorenza Iannacci e Francesca Speranza, Modena, Golinelli Editore, 2019.

Tanto grande fu la collezione della duchessa che, nel 1502, Bernardino de’ Prosperi segnalava la ricca credenza di Lucrezia a Isabella d’Este: «Domenica a sera madona fece cena al signore vostro padre e fo posta fora la credenza sua, quale è richa e sumptuosa, ultra che dicono essergli altri argenti assai in guardaroba, e havegene a venire da Roma» (v. nota 1). Due settimane dopo, «[la duchessa] poi ne fece una [cena] al signore vostro padre dove se dimonstrò in una credenza tuti li argenti, quale ha, che sono assai belli» (v. nota 2).

La credenza, termine che deriva dall’usanza dei nobili di far assaggiare i cibi per verificare la presenza di veleni, passò ad indicare fin dal XVI secolo il mobile della cucina o della sala da banchetti utilizzato per contenere stoviglie, e spesso anche vivande, costituito da un cassettone a sportelli sul quale si sviluppava un’alzata a vari ripiani, destinata, più che a scopi pratici, a tenere in mostra vasellame di pregio e altri arredi decorativi, emblemi della ricchezza e del prestigio della corte. Venne utilizzato anche, nell’accezione servizio di credenza, per indicare il complesso di vivande, costituite soprattutto da piatti freddi, che venivano offerte agli ospiti in occasione di feste e ricevimenti (v. nota 3).

Inventario del guardaroba (1501) cc. 99d-112s (link)

Nell’Inventario leggiamo di alcuni pezzi probabilmente realizzati in occasione del matrimonio, decorati con le “armi” delle due famiglie Borgia e Este, come le preziose tazze descritte a c. 99d (v. nota 4):

Taze doe d’oro con piede basso, con quatro festuni xmaltati con arme de la signora e de don Alfonsso, pexa libre 2 onze 9 1/2

Coppe una de vedro guarnita tuta d’oro, zoè piede con foiame d’oro et arme nostre e de don Alfonsso, como il coperchio simile guarnito como uno boton in capo de dito coperto, che pexa libre ***

Troviamo però anche, come ci illustra la storica Diane Ghirardo, alcuni oggetti provenienti dai matrimoni precedenti, compreso un servizio di argenteria, donatole dal cardinale Ascanio Sforza in occasione del matrimonio con Giovanni Sforza (v. nota 5).

L’elenco degli apparati da credenza è estremamente ricco e dettagliato: vi sono registrate numerose tazze ed eleganti confettiere in argento e cristallo, variamente decorate con festoni, figure allegoriche, animali e motivi vegetali. Per l’acqua e il vino vi sono “fonti” e bacili, bronzini - ovvero brocche mesciroba, con beccuccio, manico e coperchio - (v. nota 6) o giaros alla spagnola - dallo spagnolo jarra, giara, recipiente per liquidi, generalmente di terracotta - (v. nota 7) insieme a fiaschi alla todesca, o coppe all’ongaresca, ovvero bicchieri e recipienti a forma di calice, con piede largo e basso, a volte sormontati da un coperchio (v. nota 8).

Il servizio comprendeva anche vari refrescatoi, spesso realizzati in cristallo: recipienti di diverse forme e dimensioni, che venivano riempiti di acqua per mantenere fresche le bevande o rinfrescare le mani, utilizzati non solo durante i banchetti ma anche spesso presenti nelle stanze, per un uso più quotidiano (v. nota 9).

Di particolare interesse è la presenza nell'Inventario di diversi tipi di posate - coltelli, cucchiai e perfino una dozzina di forchette - "forzine", registrate alle cc. 109s e 111d - uno strumento noto fin dall'antichità e utilizzato a Bisanzio già prima del Mille, ma che ebbe forti resistenze, anche da parte della Chiesa, ad entrare nell'uso comune. Nonostante gli indubbi vantaggi igienici, l'utilizzo delle posate a tavola, oggi riconosciuto come segno di civiltà e buone maniere, venne formalizzato solo nel 1558 da Il galateo di Giovanni Della Casa, ma tuttavia, anche nel corso del XVII secolo e oltre, presso diverse corti europee era ancora preferito, e ritenuto più appropriato, l'uso delle dita (v. nota 10). 

Vi erano poi vasi di cristallo, bacili, piatti e scodelle, saliere, scatole da confetti, oviere, cioè porta-uova, e bussole, piccole scatole spesso destinate a contenere dadi da gioco, ma utilizzate anche come contenitori per le spezie (v. nota 11). Non mancavano ovviamente anche candelieri, grandi e piccoli, e alcuni calamai per l’inchiostro, ma certamente l’elemento più spettacolare è una nave d’argento con sua vella e tuto suo fornimento parte dorato (v. nota 12).

L’allestimento della credenza, vero e proprio apparato scenografico su cui venivano disposti il vasellame, l’argenteria, cristalleria e ceramiche preziose, e la predisposizione del servizio di credenza - insaccati, torte, frutta, gelatine, confetture, marzapani, canditi, confetti, paste di zucchero e acque odorose - era compito del credenziere, che collaborava nell’organizzazione delle cerimonie conviviali e dei banchetti di corte, operando alle dirette dipendenze dello scalco, vero e proprio maestro di cerimonie che organizzava il banchetto, coordinando cuochi, credenzieri, coppieri e trincianti e gli intrattenimenti dedicati agli ospiti – danze, musiche, rappresentazioni teatrali - che accompagnavano il pasto.

Come è stato ampiamente studiato da Patrizia Cremonini, come scalco e “officiale” alla corte estense nella prima metà del '500, dapprima al servizio di Alfonso I d'Este (duca dal 1505 al 1534), poi del figlio Ercole II (duca dal 1534 al 1559) sotto il cui governo raggiunse i vertici del funzionariato, fu il celebre Cristoforo Messi Sbugo (Ferrara, post 1482 – ivi, 10 novembre 1548), che deve fama e notorietà al suo trattato di gastronomia e scalcheria. Inserendosi nel filone della trattatistica del tempo, pienamente consapevole del suo valore come cuoco, gastronomo e regista ideatore di sontuosi banchetti ducali, egli volle condensare il suo operato in una summa, lo scritto Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale di Christoforo di Messi Sbugo. Lo completò dopo il 14 febbraio 1548, poco prima di morire, e lo dedicò a Ippolito II d'Este, fratello del duca Ercole II, cui, come precisò nell'incipit, suo malgrado, in assenza di baiocchi (bontà di chi li raccolse), non poté allestire un degno banchetto in occasione dell'elevazione alla carica cardinalizia. Ma i veri ultimi destinatari erano i “colleghi” che gli sarebbero succeduti ed i posteri cui voleva lasciare un modello percorribile, un prontuario fissato in regole e norme di riferimento, nonché un'orgogliosa attestazione di come ed in quali specifiche occasioni, tra il 1524 ed il 1548, era riuscito a realizzare la complessa struttura del banchetto-spettacolo, vera e propria forma d'arte già attestata tra la metà del '400 ed i primi del '500 nelle principali corti italiane per spettacolizzare ed esaltare la ricchezza e il prestigio dei principi.

Il trattato di Messi Sbugo illustra dettagliatamente come di volta in volta egli avesse rappresentato la magnificenza estense, creando cioè una sorta di “opera totale” in cui i commensali venivano immersi nella meraviglia, nella grazia e nell'eleganza, ma anche sorprendendoli con l'inserimento di elementi dissonanti, sollecitandoli continuamente con piaceri gastronomici e visivi, con esecuzioni vocali, danze, concerti strumentali: un sogno dei sensi fattosi realtà, quasi un'anticipazione della poetica seicentesca dei piaceri (v. nota 13).

Auspicando di avervi intrattenuto piacevolmente pur trattando temi complessi, ricordiamo, come già detto, che il nostro intento è offrire pillole e brevi assaggi del contenuto di un volume del tutto peculiare, costituito da varie parti: una rigorosa edizione critica di documenti conservati nell’Archivio di Stato di Modena, una disamina storica sul tema dei gioielli, acconciature e mode rinascimentali, un ricco apparato di immagini a colori di oggetti museali d’epoca o tratte da opere pittoriche del periodo indispensabili per apprezzare meglio il tema trattato.

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Note

1: Diane Ghirardo, I Tesori di Lucrezia Borgia d’Este, p. XXXV; ASMn, Archivio Gonzaga, Esteri, Ferrara, b. 1238, fasc. II, c. 264, Bernardino de’ Prosperi a Isabella d’Este, 5 aprile 1502
2: Ibid., c. 266, Bernardino de’ Prosperi a Isabella d’Este, 13 aprile 1502;
3: Enciclopedia Treccani
4: Inventario del guardaroba (1501), c. 99d
5: Diane Ghirardo, I Tesori di Lucrezia Borgia d’Este, pp. XXXIV-XXXV
6: Inventario del guardaroba (1502) nota n. 79 p. 40 (Trenti)
7: Inventario del guardaroba (1502) nota n. 81 p. 41
8: Inventario del guardaroba (1502) nota n. 84 p. 43
9: Inventario del guardaroba (1502) nota n. 87 p. 45
10: Fioravanti Federico, La diabolica forchetta, Festival del Medioevo (link)
11: Inventario del guardaroba (1502) note nn. 92-93 p. 47
12: Inventario del guardaroba (1501), c. 108d
13: Cremonini Patrizia, Cristoforo Messi Sbugo ed il suo multiforme talento (Ferrara, post 1482 – ivi, 10 novembre 1548), 2017 (link)

Riferimenti bibliografici:

Le notizie e i brani della trascrizione dei due inventari sono estratti dal volume:

"I Tesori di Lucrezia Borgia d’Este. Gli inventari del guardaroba (1502-1504) e delle gioie (1516-1519) nel fondo “Archivio Segreto Estense” dell’Archivio di Stato di Modena", edizione critica a cura di Diane Ghirardo, con la collaborazione di Lorenza Iannacci e Francesca Speranza, prefazioni di Anna Maria Buzzi e Patrizia Cremonini, Golinelli Editore 2019

Della vasta bibliografia prodotta su Lucrezia Borgia ci limitiamo qui a segnalare alcuni note e fondamentali opere legate all'argomento della rubrica:

Bentini Jadranka, Curti Paola, Rinaldi Rossella, Stanzani Anna, Introduzione di Cristina Acidini Luchinat, I magnifici apparati, Rolo Banca, Bologna, 1998

Carnevale Schianca Enrico, La cucina Medievale: lessico, storia, preparazioni, Olschki Firenze 2011

Cremonini Patrizia, Cristoforo Messisbugo. Banchetti, compositioni di vivande et apparecchio generale, in Magnificenze a tavola. Le arti del banchetto rinascimentale, catalogo della mostra a Tivoli, Villa d'Este (15 giugno-4 novembre 2012), a cura di Marina Cogotti e June di Schino, Roma, De Luca Editori d’arte, 2012, pp. 125-128

Cremonini Patrizia, Il re dei banchetti. Il registro di Cristoforo Messi detto Sbugo. Contributo sullo scalco generale della corte estense, Cristoforo Messi detto Sbugo, uno dei massimi ideatori del banchetto rinascimentale inteso come un'opera d'arte totale. Pubblicato nel n.ro 45, 27 maggio 2014, della rivista <<Alumina. Pagine miniate>> (link)

Cremonini Patrizia, Cristoforo Messi Sbugo ed il suo multiforme talento (Ferrara, post 1482 – ivi, 10 novembre 1548), 2017 (link)

Cremonini Patrizia, Cristoforo Messi Sbugo (economo, cuoco, gastronomo e scalco generale alla corte estense) nelle carte dell'Archivio di Stato di Modena, in Il gusto della ricerca. A proposito di Piero Camporesi, a cura di Gian Mario Anselmi, A. Camporesi, Elide Casali, A. Di Franco, il Saggiatore Milano 2018, pp. 323-356. Atti del Convegno “Il <<gusto>> della ricerca. Convegno di studio in onore di Piero Camporesi in onore di Piero Camporesi in occasione del ventennale dalla scomparsa", Bologna, 20 ottobre – Forlì, 21 ottobre 2017, organizzato da Università degli Studi di Bologna-Dipartimento di Filologia classica e Italianistica e Centro Studi Camporesi

Cremonini Patrizia, L’autore del “Libro novo”: Cristoforo Messi detto Sbugo, aliter Albanese, scalco alla Corte Estense – non solo cibo ma messa in scena; power point presentato in occasione dell'intervento tenuto al convegno “Alle radici della cucina del territorio. Il caso “Libro novo” 20 novembre 2018, Sala convegni Museo Civico delle Cappuccine, Bagnacavallo (Ra), 20 novembre 2018 (link)

Di Schino June, Arte dolciaria barocca. I segreti del credenziere di Alessandro VII. Intorno a un manoscritto inedito, Gangemi Editore, Roma 2015

Elias Norbert, La civiltà delle buone maniere. La trasformazione dei costumi nel mondo aristocratico occidentale, Il Mulino, Bologna 1982

Fioravanti Federico, La diabolica forchetta, Festival del Medioevo (link)

Frugoni Chiara, Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, Laterza, Bari 2010

Pittiglio Gianni, Arte a tavola: Medioevo e Rinascimento (link

Tamalio Raffaele, “Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara”, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66, 2006 (link)

Trenti Giuseppe, Voci di terre estensi. Glossario del volgare d’uso comune (Ferrara - Modena) da documenti e cronache del tempo secoli XIV-XVI, Vignola, Fondazione di Vignola, 2008



Ultimo aggiornamento: 28/09/2023