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Archivio di Stato di Modena

Bartolomeo Montagna (Bartolomeo Cintani, 1450-1523), "Santa Giustina", olio su tavola (sezione di pala d’altare), 1495/1505 New York, Metropolitan Museum, inv. 14.40.606

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2 febbraio 1502, il corteo dell'ingresso trionfale a Ferrara di Lucrezia Borgia

Apriamo questa rassegna con il momento in cui la giovane donna fece il suo ingresso ufficiale a Ferrara, il 2 febbraio 1502, evento pubblico di massima rilevanza politica e sociale per tutte le parti coinvolte in esso, in cui era quindi fondamentale e necessario esibire, “pubblicizzare”, tramite gli ornamenti, rango, ricchezza e potere. Come ebbe a sottolineare Ferdinand Gregorovius, preceduta da “75 arcieri a cavallo, in divisa di Casa d’Este, bianco e rosso” e nobili ferraresi, affiancata dall’ambasciatore di Francia, seguita dal suocero, il duca Ercole, e preceduta dallo sposo, Lucrezia occupava una posizione centrale rispetto a tutto il corteo nuziale, come un gioiello incastonato in una sontuosa cornice in una lunga teoria di signori e cavalieri, romani e spagnoli, di vescovi e di ambasciatori, e, dietro di lei, il nutrito corteo femminile delle sue dame personali, oltre ai musici e ai buffoni, come dettagliatamente elencava il coevo cronista Bernardino Zambotti. Lucrezia entrò cavalcando un cavallo bianco bardato di velluto rosso cremisi dono del suocero Ercole I, sotto un baldacchino di raso rosso cremisi, sfoggiando uno smagliante dolce sorriso, i biondi lunghi capelli sciolti: una sorta di visione al contempo semplice e luminosa, in cui tornava l’abbinamento dei colori giallo-bianco-rosso, “rinforzata” da quegli ornamenti, gioielli e abito, sfavillanti di preziosità e pregio, che necessariamente dovevano immediatamente certificarne l’alto rango alla vista di tutti . Sul capo indossava un altro dono del suocero, una cuffia di rete in seta e oro tempestata di luminosi diamanti o, secondo Zambotti, di “gemme e perle grosse preciosissime”, ovvero, come ritiene Maria Bellonci, di rubini e diamanti, quest’ultimi forse già così risplendenti come consentiva l'invenzione tecnica della sfaccettatura. Collocato sulla testa, il punto più nobile del corpo, tale ricco copricapo valeva come importante simbolo, era il più ricco omaggio reso dal duca alla figlia del papa, era la “corona” del ducato estense che ella andava a governare, ed era anche il segno di sottomissione della giovane sposa alla nuova famiglia di cui entrava a far parte, ponendosi simbolicamente sotto la protezione del suo più alto esponente.

Al collo un ulteriore dono del duca, già appartenuto ad Eleonora d’Aragona, due preziose collane, secondo la Bellonci, o una sola, secondo Zambotti e Gregorovius, in un intreccio di significazioni tra le simbologie insite nelle gemme e le loro proprietà terapeutiche. Zambotti precisa che la collana aveva un ciondolo di “uno rubino sive spinella grossa e una perla belissima”. Rubini e perle. I primi, inducendo secondo l’opinione del tempo alla sanità del corpo, alludevano alla prosperità e fertilità con cui si auspicava ella avrebbe rinvigorito la Casata. Le perle, ornamento nuziale per eccellenza, erano emblema della castità e purezza della giovane sposa. Sempre secondo il cronista ferrarese la collana era composta anche di diamanti, pietra simbolo di purezza ed immutabilità, ritenuta dagli autori cristiani gemma per eccellenza associata al Cristo: già nel secolo XIII il domenicano francese Vincenzo di Beauvais aveva sentenziato che il diamante, brillando di giorno ma senza che si veda la luce, rappresenta l’incarnazione di Cristo che fu allo stesso modo dissimulata, e, brillando di notte, rappresenta la luce portata da Cristo agli uomini immersi nelle tenebre. Forte valore religioso avevano pure i rubini, alludendo il colore rosso al sangue di Cristo e al suo sacrificio, divenendo così anche emblemi di carità. Dense di significati traslati e di proprietà salutari, le gemme indossate da Lucrezia costituivano nel complesso una sorta di “amuleti” per proteggere e influire positivamente su chi le indossava e, infine, favorire una serena e pia vita coniugale. Al contempo i dominanti colori, rosso e bianco, inneggiavano ai colori dell’insegna estense, confermando “politicamente” la piena appartenenza della giovane sposa alla Casa d'Este.

​[estratto da: Bellezza, pregio, ricchezza, rango, simbolo, potere. La “grazia” e la polisemia dei ricchi decori femminili, prefazione al volume a cura di Patrizia Cremonini, Direttore dell'Archivio di Stato di Modena (pdf) ]

Non vi sono immagini di Lucrezia al suo ingresso a Ferrara, ma possiamo trovare delle analogie in alcune rappresentazioni artistiche coeve, come la "Santa Giustina" di Bartolomeo Montagna dipinta tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo. I capelli biondi della Santa sono raccolti in un coazzone (lunga fascia intrecciata di capelli veri e posticci riuniti con nastri). Due ciocche di capelli cadono libere sulle gote, alla maniera delle acconciature emiliane dell’epoca. La figura porta attorno alla testa una lenza o fascia, di corda o di treccia molto fine, che ferma una cuffia. Sempre sulla testa è presente un trenzale arretrato (treccia posticcia, lunga oltre l’incavo del ginocchio). La cuffia è adornata di pietre preziose simili a quelle regalate da Ercole I d’Este a Lucrezia Borgia e descritte nell’elenco dei regali di nozze. Una collana di perle con un ciondolo di rubino e altre perle adorna il collo. Una grossa spilla è fissata sul petto sulla lunga veste detta gamorra, ricamata sulla parte anteriore del busto con fili d’oro. Il fermaglio contiene una gemma, forse uno zaffiro in un castone d’oro coronato da quattro perle e un pendente a forma di pera. Altre perle e gemme sono fissate sul bordo del vestito. Le maniche hanno decorazioni a rocchetto, di moda attorno al 1490, e sono fissate alla gamura/gamorra con maiette (fibbie) ingioiellate e lacci di tessuto. Singolari sono sia l’abbigliamento che l’acconciatura emiliani della Santa veneta, elementi che indurrebbero a ipotizzare che il quadro rappresenti la duchessa d’Este in veste di Santa Giustina, opera forse eseguita mentre il pittore soggiornava a Bologna.

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Riferimenti bibliografici:
Della vasta bibliografia prodotta su Lucrezia Borgia ci limitiamo qui a segnalare alcuni note e fondamentali opere:

  • Ferdinand Gregorovius, “Lucrezia Borgia secondo documenti e carteggi del tempo”, traduzione dal tedesco di Raffaele Mariano, Firenze Le Monnier, 1874 (consulta il testo su Internet Archive)
  • Bernardino Zambotti, “Diario ferrarese dall’anno 1476 sino al 1504”, a cura di Giuseppe Pardi, in Rerum Italicarum Scriptores, Raccolta degli storici italiani dal Cinquecento al Millecinquecento, ordinata da Lodovico Antonio Muratori, nuova edizione ampliata e corretta con la direzione di Giosue Carducci, Vittorio Fiorini, Pietro Fedele, T. XXIV -p. VII, Bologna Zanichelli, 1949 (consulta il testo su Internet Archive​​​)
  • Maria Bellonci, “Lucrezia Borgia”, Milano A. Mondadori, 1994


Ultimo aggiornamento: 28/09/2023